giovedì 17 agosto 2023

Daniela Favretti

 IL GENIO MULTIFORME DI DANIELA FAVRETTI

 




La poesia di Daniela Favretti è autocoscienza, confermata nella vita sospesa, se non addirittura soppressa, dei suoi collage. Ciò che sembra venire annullato viene invece convalidato, ciò che vive dentro di lei sta al di fuori di lei, ciò che la mortifica è ciò che la motiva, la dinamica della sua poesia rimane misteriosa anche a se stessa, Daniela a volte si presenta infradiciata sebbene non sia caduta una sola goccia d’acqua, la sua esistenza immaginata è la sua esistenza. Il suo rivelarsi al mondo è un rivelarsi a se stessa: sarebbe riduttivo parlare della Favretti come si parla di un poeta imbevuto di solo inchiostro, Daniela è artista a tuttotondo, un continuo muoversi tra gli spazi, una incessante produzione di attività artistica, c’è la sensazione che sia Daniela ad inseguire il tempo e non viceversa: questa non è una osservazione da poco, poiché, concentrandomi sulla poetica favrettiana, tutto scorre tra le sue dita come se stesse per generare, ad ogni verso, la mancanza del lato umano, esibita nella sua versione intuitiva, propria della femmina che pochi come lei sono in grado di tradurre. Daniela Favretti fa un uso, abuso della storia per contrastare l’aspetto materiale impossessatosi dei suoi affetti più cari, come una sorta di Fenice moderna ricuce una ad una le parole che l’hanno uccisa e da lì riparte dimostrando al lettore di che pasta sia fatta la poesia quando a condurla vi sia un caposaldo del dolore subito. Se nel Medioevo un cittadino era costretto ad unirsi ai suoi simili per difendere la nobiltà della campagna dalla borghesia emergente, Daniela Favretti unisce, poesia, illustrazione, collage per proteggere ciò che ha, insegnandolo, di più caro: l’amor proprio.

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Esplicito e così comune
questo sabato che può
essere tacito dominio
di tasselli in sereno
disincastro di esperte
solitudini miniate in un guscio
di noce. (Nascere è atroce)

Tu dillo il mio nulla
latra come un cane
dubita e strofina
la rete che ti espone
le pudenda e altro
taci la sete fino
come sale trafigge
la soglia tra acqua
e sabbia e cupola
conchiglia col suo mezzo
mondo di orgoglio
che per meraviglia cela e fa
la Perla

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Poco prima dell'arrivo
del mio vuoto
la tua mano ha salutato
me che partivo
ma che restavo sulle tue scapole
a chiedere all’aria spostata
quante fossero le traversine
da una città all’altra
quante le finestre illuminate
di tutte le stanze da lì
a Bologna.Vermiglie
le mie scarpe, la falcata
sorvegliare con costanza
dimostrare di sapere
fare senza.

*****

LE ROTTE PAROLE

Fa un giorno
le parole ti siano rotte
per il sole
che’ non riesci
che’ duole piano
chi vuole darti
l’ amore che non sai farti.

*****

FAME

Come un guanto
solitudine feroce
traduce di te il vuoto
al posto della voce

la luce del pomeriggio
gli incanti dell’incudine del buio
hanno brillato gli occhi
nell’imbarazzo di un’audacia

forse che la mia attesa
fosse intanto far del tuo canto
un talismano, del tuo ascoltarmi
un vanto. Ma tanti venivano altri

intorno e tu dimenticavi
con fame di bambina, con la stessa
fretta in fretta barattavi
la mia distanza, tanta
con un contorno,
e la tua nuova pietanza.

*****

Daniela Favretti è nata a Ferrara nel 1962 sotto il segno del Capricorno, il film più visto al cinema quel giorno fu Il sorpasso di Dino Risi, Celentano cantava Nata per me, ma Daniela dimostrò fin da subito di essere nata per l’arte: illustratrice, poeta, pittrice, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Filosofia. Vive con Thea e Theo da oltre cinque anni.


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