IL GENIO MULTIFORME DI DANIELA FAVRETTI
La poesia di Daniela Favretti è autocoscienza,
confermata nella vita sospesa, se non addirittura soppressa, dei suoi collage.
Ciò che sembra venire annullato viene invece convalidato, ciò che vive dentro
di lei sta al di fuori di lei, ciò che la mortifica è ciò che la motiva, la
dinamica della sua poesia rimane misteriosa anche a se stessa, Daniela a volte
si presenta infradiciata sebbene non sia caduta una sola goccia d’acqua, la sua
esistenza immaginata è la sua esistenza. Il suo rivelarsi al mondo è un
rivelarsi a se stessa: sarebbe riduttivo parlare della Favretti come si parla
di un poeta imbevuto di solo inchiostro, Daniela è artista a tuttotondo, un
continuo muoversi tra gli spazi, una incessante produzione di attività
artistica, c’è la sensazione che sia Daniela ad inseguire il tempo e non
viceversa: questa non è una osservazione da poco, poiché, concentrandomi sulla
poetica favrettiana, tutto scorre tra le sue dita come se stesse per generare,
ad ogni verso, la mancanza del lato umano, esibita nella sua versione
intuitiva, propria della femmina che pochi come lei sono in grado di tradurre.
Daniela Favretti fa un uso, abuso della storia per contrastare l’aspetto
materiale impossessatosi dei suoi affetti più cari, come una sorta di Fenice
moderna ricuce una ad una le parole che l’hanno uccisa e da lì riparte
dimostrando al lettore di che pasta sia fatta la poesia quando a condurla vi
sia un caposaldo del dolore subito. Se nel Medioevo un cittadino era costretto
ad unirsi ai suoi simili per difendere la nobiltà della campagna dalla
borghesia emergente, Daniela Favretti unisce, poesia, illustrazione, collage
per proteggere ciò che ha, insegnandolo, di più caro: l’amor proprio.
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Come un guanto
solitudine feroce
traduce di te il vuoto
al posto della voce
la luce del pomeriggio
gli incanti dell’incudine del buio
hanno brillato gli occhi
nell’imbarazzo di un’audacia
forse che la mia attesa
fosse intanto far del tuo canto
un talismano, del tuo ascoltarmi
un vanto. Ma tanti venivano altri
intorno e tu dimenticavi
con fame di bambina, con la stessa
fretta in fretta barattavi
la mia distanza, tanta
con un contorno,
e la tua nuova pietanza.
Daniela Favretti è nata a Ferrara nel 1962 sotto il segno del Capricorno, il film più visto al cinema quel giorno fu Il sorpasso di Dino Risi, Celentano cantava Nata per me, ma Daniela dimostrò fin da subito di essere nata per l’arte: illustratrice, poeta, pittrice, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e la Facoltà di Filosofia. Vive con Thea e Theo da oltre cinque anni.
