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venerdì 14 febbraio 2025

Elena Milani - LE RONDINI AL RITORNO

 


Elena Milani
 LE RONDINI AL RITORNO

Vi sono pagine di poesia che trasmettono l'urgenza di farsi ascoltare. L'efficacia poetica di Elena Milani appare lampante fin dai primi versi di questa silloge, scaricabile gratuitamente sul blog di Flavio Almerighi e da poco disponibile anche in formato cartaceo. Elena Milani narra la condizione derivante dall'abnegazione: c'è poca esistenza nella sua poesia e, al contrario, tanto vissuto, tanta vita dedicata al sacrificio. La sofferenza come mezzo di comunicazione, filo conduttore, d'altronde pure Bataille lo sosteneva, dicendo che l'essere umano se non soffre tende ad atrofizzarsi, risultando poi banale, insensibile, borioso, poco comunicativo (sebbene, egli, creda di esserlo maggiormente in quel frangente di non sofferenza). I versi di Elena Milani sono straordinariamente semplici, le sue metafore giovevoli, in lei spicca la tendenza a sopportare, ma senza negare la consistenza illusoria del sogno, lo slancio provocatorio generato dal dubbio. Milani affronta con ironia le proprie debolezze, le lascia andare senza però perderle mai di vista, come un fiume che scorre trascinando a sé gioie, disastri, imperfezioni, mancanze, slanci, affetti. La vita di paese forma una conflittualità tra protezione e limite, che emerge prepotentemente nei ricordi di infanzia, ma, come dice Pavese, un paese ci vuole non fosse che per il gusto di andarsene via, ma Elena è rimasta, salvandosi dal diluvio da sola, in silenzio, come un iperico nascosto sotto la veste del tempo che scorre, un'evoluzione poetica dalle radici ben piantate a terra. Le parole? Sono arrivate dopo, o forse, semplicemente, tornate ad abitare la sua casa, dove tutto pare vivere sempre per la prima volta, come la neve quando cade. Le sue poesie sono neve che riscalda in attesa del ritorno delle rondini. Tutti ritorniamo, nessuno se ne va per sempre.

*****
Di tutti gli amori corrisposti

[quello dei cacciatori di parole
dei maratoneti sui righi
dei saltimbanchi fra i versi
di quelli che d'un petalo
ne fanno una virgola
e nel punto non trovano la fine]

il più bello è quello fra i poeti
che passano attraverso
il cerchio infuocato di una “o”
che acchiappano la luna per la coda
per farci il bagno insieme, giù
nel mare, nei dialoghi segreti scritti
abitano lidi d'infanzia
atolli di solitudine felice
inferni che non consumano
e cieli dispersi di cui si sfamano.

*****

Se aveste conosciuto mia madre
ve ne sareste innamorati.
Tutti.
Passando, tagliava in due il paese
con la sua rabbia la sua dolcezza
nascosta
il canino storto simpatico.
Tutti la amano, da quando è morta.
Come la vita che si sogna da lontano
come una scala priva di corrimano.

*****

Non è che fossi davvero brutta,
nessuno lo è mai per sempre e per davvero,
ero solo diventata una tovaglia da tutti i giorni,
con la macchia di vino
che ha dimenticato il brindisi
e prende un colore che non sa più di niente.
Ero nella centrifuga lunga
della mia lavatrice,
gli occhi smorti nell'oblò.
Ero il dovere che resiste,
il ringhio fra le fauci della tigre in gabbia
quando la frusta schiocca,
ma si dice che è solo per gioco.
Ero spenta senza il lusso del divano,
nè bianca, né nera,
senza la gioia dell'amore,
la sorpresa nel grido,
il rosso vivo dentro la macchia.

*****

Elena Milani che vive in un paese, lì su gli appennini, è nata sotto il segno del drago in un giovedì di febbraio, suggerita al pianeta da John Steinbeck, Liz Taylor e da un giovanissimo Bernardo Bertolucci, il tutto mentre la radio trasmetteva a manetta Una lacrima sul viso di Bobby Solo, tanto che Elena, per vendicarsi di Bobby, contagia tutti col suo sorriso, da quel giorno, ogni giorno. Ex fumatrice, ha affrontato tutte le esperienze necessarie per definire la propria dimensione di poeta. Vive, cucina e scrive a Pian di Setta, vicino a Bologna.

giovedì 25 aprile 2024

Tania Chimenti

 


ESCO POCO DI TANIA – LA PAROLA LIBERATA DI TANIA CHIMENTI

A lungo, a lungo – fin dall’infanzia, fin da quando ho ricordo di me stessa- mi è sembrato di voler essere amata. Adesso io so che non mi serve l’amore, mi serve la comprensione.) Questi versi di Marina Cvetaeva, più di qualsiasi altro verso dell'universo, descrivono il fare poesia di Tania Chimenti. Una peculiare saggezza quella di Tania, appresa dallo sguardo di una finestra fronte albero, illuminata da un’emozione che si fa immagine attraverso la parola coltivata nella lucidità di un dolore, al fine quasi amato come si ama un amore finito. E con il dolore, Chimenti, sembra instaurare un rapporto epistolare composto da versi di leggerezza profonda, corrisposti da disegni di solitudine, a tratti impalpabile per via della delicatezza con la quale si esprime la poeta barese. Abbracciami cielo è un vademecum per imparare a gestire la solitudine, Chimenti ci insegna che siamo tutti estranei a noi stessi fino a quando non veniamo a conoscenza di non essere ciò che crediamo di essere e solamente entrando nel raggio del trapasso possiamo finalmente ricondurci a noi stessi. Possiamo definire la poetica di Tania Chimenti come l’approcciarsi non a un verso libero ma a un verso liberato.

 ***

ESCO POCO DI TANA

Esco poco di tana

faccio parte di quelle creature

che vivono sottoterra.

 

A volte scelgo il soprassuolo

con l'entusiasmo e la paura

del detenuto a fine pena

 

e con lo stesso spaesamento

del ricoverato nel giorno delle sue dimissioni.

 

Scavo ad occhi chiusi fori dell'anima

gallerie che dall'infanzia

mi proiettano al futuro.

 

Di notte nel mio rifugio

incontro quelle creature

che al mattino

non hanno nessuno.

.

***

CAMPANA TIBETANA

Non chiedermi di amarti

se imponi confini.

Non sono brava nella geometria.

Sono una funzione che tende all’infinito.

Mi piacciono quei baci che

iniziano con la consonante

e finiscono con la vocale,

Anzi non finiscono

Spogliano con gli occhi i sogni.

Non ti ho detto, ad esempio,

che la tua lingua è un martello di seta,

e la mia bocca una campana tibetana.

Il mio sangue ascolta le tue vibrazioni.

 

 

***

 

NON CI SFIORIAMO PIÙ

Non ci sfioriamo più

l’età adulta segna la fine

di un tempo che non c’è,

ricordo antico

materia per déjà vu.

Ma se un giorno

questo fiume

mostrerà la dolcezza della fine,

io mi farò lambire

senza lasciare traccia in questo finire.

Planerò come il gufo,

soffice rumore

estinguersi con passione.

 

 

***

 

IL MIO ALBERO

Il mio albero ha fitte foglie rosse

si è vestito d'imprevisto

 

Dono in una mattina

ha bussato sul mio cuore

con tanti rintocchi quante le sue foglie

 

Subito cielo

a far scorta d'ossigeno

 

E terra a offrire

nuove radici

le nostre

 

***

 

Tania Chimenti è subentrata a Delhy Tejero il 10 ottobre, alla vigilia delle Olimpiadi di Città del Messico. Abbracciami cielo (2023 WIP Edizioni) è la sua opera prima. Ama il mare e la cassata.


giovedì 2 novembre 2023

Carmine Mangone




LA RIVOLUZIONE ANTI SEMIOTICA 

DI 

CARMINE MANGONE

 “Non ho mai avuto un alfabeto tranquillo, servile,
   le pagine le giravo sempre con il fuoco.”

Nessuno meglio di questo verso, di Claudio Lolli, credo sarebbe in grado di descrivere la poesia di Carmine Mangone, a mio modesto parere uno dei più grandi poeti viventi. “Incastrato tra fuoco e lacrime” è un capolavoro di lotta e resistenza, una silloge solitaria volta a schiantarsi contro il marasma del quotidiano sopore democratico.

“…lontano/nelle città dove si massacrano i/ bambini a colpi di favole/ il rigagnolo dei pensieri che io sono/ via crucis/ con fermate a richiesta dove scende la notte.”

Niente è più realistico dell’assurdo, Mangone questo lo ha compreso e, consapevole del fatto che solo nella lotta si è vivi, cerca di trasmettere la propria visione – anti semiotica – di un mondo ‘parcheggiato’ in divieto di sosta da oramai troppi lustri.
Pare di comprendere, dai suoi versi, che il vero rivoluzionario sia l’antirivoluzionario, lungimirante nella prospettiva che pure la morte vada guadagnata in questa società dove non si produce più nulla, nemmeno parole.

“sfidare le cose
armarsi del proprio sangue
banale squisitezza del dolore
il dramma nel corpo che è la vita.”

La poesia come scoscendimento di questa matrioska di modelli che formano il pianeta per disinformarlo attraverso un linguaggio minimale e insignificante. Mi rendo conto di avere tra le mani un oggetto ‘violento’, ‘sovversivo’, ma infinitamente prezioso, forse il più prezioso tra tutte le cose che abitano questa casa. L’unica cosa che posso fare, ora, è donarlo, divulgare a chi voglio bene questo pensiero, ho avuto la fortuna di averlo e come dice un antico proverbio; tutto ciò che dai è tuo per sempre, tutto ciò che tieni è perduto. Carmine Mangone è un figlio delle stelle, un gladiatore di espressione, un risvegliato.Y

“un cazzo coronato di spine
il vuoto osceno della morte
faccio cucù agli imbecilli
e ai loro impacchi di spirito santo”

CARMINE MANGONE – INCASTRATO TRA FUOCO E LACRIME ( CITY LIGHTS ITALIA – 1998) in appendice: ANCHE IERI HO DIMENTICATO DI MORIRE - seconda edizione (1993) e NON DENTRO METAFORA - Parigi 1998 (feat. ANTONIO BERTOLI)

venerdì 14 luglio 2023

Roberto Cotroneo

 






UNA VIA DI USCITA DAL VACUO ESISTE

ROBERTO COTRONEO - In quest'alba dove ricomincia il tempo. (Metamorfosi Editore /2016)

Leggere Roberto Cotroneo è stata una piacevole e prosperosa sorpresa, è l'ospite ideale che ogni mente non assopita vorrebbe avere, Cotroneo scrive poesia attraverso una gentilezza implacabile, post moderna, più che un libricino di poesie questo è un piccolo saggio documentaristico, volto a risvegliare l'umanità, quell'umanità smarrita oramai da generazioni. L'autore, attraverso i suoi versi, mette in risalto l'equilibrio, completamente spostato, venutosi a creare nel rapporto che intercorre tra la madre natura e l'uomo, smontando pezzo per pezzo ogni abusiva certezza impossessatasi del nostro tempo, dei nostri sentimenti, della nostra cultura. La lettura di questo breve poema mi ha riportato alla visione mentale del film Un altro mondo. Sono parole garbate e piene di speranza i versi di Roberto Cotroneo, il quale ci ricorda che vi è sempre una nuova alba a donare la possibilità di poterci riscattare, risvegliare.

"Abbiamo comprato il sacro a poco prezzo
al mercato del tempo
tra un vecchio vinile
e una macchina per scrivere con i tasti inceppati
come le nostre armi scariche
come le nostre lusinghe
da affilare con cura."


mercoledì 12 luglio 2023

Elisabetta Sancino

 



COLLEZIONE PRIVATA - VI PORTO ALL'INTERNO DEL MUSEO CARTACEO DI ELISABETTA SANCINO (PUNTOACAPO EDITRICE)

Lo confesso, ho un debole per la Sancino poeta: di suo ho letto tutto quello che c'era da leggere, commenti sui social compresi, non poteva quindi mancare alla mia collezione privata questa silloge estrapolata dal suo genio e dalla sua conoscenza. Elisabetta adopera le parole come, penso, adopera il suo corpo per vivere: ciò che pensa è ciò che vive, ciò che vive è il suo sogno che le dà vita, tanto che il dipinto che ne scaturisce da questo gioco di parole è un bene prezioso per l'anima. Collezione privata sono sei libri in uno, di ciascun libro ogni poesia è composta da versi patriarcali, varie generazioni di fulgori incastonati tra loro ma liberi di farti viaggiare in una dimensione unica e irripetibile, fatta di realtà e immaginazione a specchiarsi vicendevolmente, quanto l'oggetto e il concetto. La Sancino entra nella mente, nel cuore, nella smobilitazione sregolata degli artisti che accompagnano da sempre il suo giornaliero, il suo onirico. Detto così pare facile e allo stesso tempo caotico, il mio dire, ma attenzione! La lettura di questo libro può frastornare, può farti sentire, una volta terminato il trip, diverso, immortale. Vero, gli immortali sono oramai tutti morti, rimangono giusto quelli che hanno avuto l'intuzione di approcciarsi alla scrittura della Sancino, entrando in contatto con l'influsso rilasciato dai versi dell'artista milanese. Io credo di essere stato, in passato, un allievo della Sancino, anche se le mie rappresentazioni figurate sono molto diverse dalle sue, ma il suo occhio che tutto vede e tutto ascolta, deve essersi benevolmente posato sul mio inchiostro in qualche vita precedente. La sua concreta forma di scrittura ricuce la distanza tra le varie epoche rappresentate dai dipinti facenti parte della silloge, non pare esserci divisione tra le diverse forme di pittura esposte nella Sancinoteca. Concludo questo mio pensiero, Elisabetta Sancino ha fondato un museo in grado di creare un forte legame tra poeta e "visitatore". Lasciatevi abbandonare e venite ad ammirare la COLLEZIONE PRIVATA di Elisabetta Sancino.



martedì 11 luglio 2023

Carmine Mangone

CARMINE MANGONE - NOSTRA POESIA DEI LUPI  (NAUTILUS 2022)



IL DISARMATO INCANTO DEL MANGONE 

 "Sono pronto. A fare cosa?" Carmine Mangone festeggia il mondo ogni giorno. Non sono io a dirlo, è lui a rispondere senza rime alla mancanza universale della materia, mancanza in quanto assenza dell'essenza. Carmine Mangone supera se stesso donando se stesso in questa breve, accattivante, risma autobiografica, perdonate le ripetizioni da me fatte poiché qualsiasi tentativo di approccio con il messaggio, dato da questo stato d'animo di natura, è stato vano e non ho avuto altro modo di declamare l'assoluto, se non reiterando la mia ammirazione. NOSTRA POESIA DEI LUPI rappresenta dunque l'assoluto, non ha bisogno di dimostrare nulla a chi legge, non usa condizionare lo stolto facendolo sentire astuto, si insinua tra i dubbi con la delicatezza che soltanto un bel culo sa avere. Carmine si confessa, pare non essere più incastrato tra fuoco e lacrime, sembra più maturo, più riflessivo, affronta l'argomento amore senza sfidarlo, lui e lui a confronto, un incontro speciale, a mente sveglia, con l'onirico, con un destino che (dice lui) non lo sopporta: mi sovviene, a tratti, l'aggrovigliante svolgimento di "C'era una volta in America", decapitare quel fantasma di carne che ci portiamo appresso. < Muore anche la morte/ nella violenza del seme.> E dal vangelo (questo libricino ha per me la stessa valenza cristiana) secondo Carmine, traspare la morte del senso di colpa, l'annientamento del moralismo, la regolata avventatezza assiepata dietro l'imprescindibilità della poesia, quando davanti al prodigio della natura appare inutile, priva di un Dio pregato, altolocata. Carmine usa la parola per sopperire alla parola, ha compreso che l'idea di un sole basta già a riscaldare anche se si è in piena tormenta, la materia, per Carmine, esiste solamente in funzione della fusione tra due anime: da questa fusione prende corpo la natura, in grado di vivere senza la nostra mano e di sopravvivere con 'l'aiuto' di essa. Quanto siamo piccoli quando pensiamo di poter governare l'amore ( o l'altro attraverso di esso) e quanto siamo, altresì, immensi quando lasciamo andare la nostra paura. Abbracciare tutto il possibile, questo ci insegna il Mangone rincasando per la strada di sempre e che non è mai la stessa: accarezzarci fino alla fine del mondo. Se non è poesia questa, questo libro non si chiama in nessun altro modo.

ENCICLOPEDIA DEL FAR NIENTE la crestomazia sbriciolata di un sé - Nota critica di FRANCA ALAIMO e quattro poesie controindicate.

  In genere le sezioni di un libro servono a sottolineare le diverse tappe tematiche del discorso. Ed, invece, in "Enciclopedia del far...