Elena Milani LE RONDINI AL RITORNO
Vi sono pagine di poesia che trasmettono l'urgenza di farsi ascoltare. L'efficacia poetica di Elena Milani appare lampante fin dai primi versi di questa silloge, scaricabile gratuitamente sul blog di Flavio Almerighi e da poco disponibile anche in formato cartaceo. Elena Milani narra la condizione derivante dall'abnegazione: c'è poca esistenza nella sua poesia e, al contrario, tanto vissuto, tanta vita dedicata al sacrificio. La sofferenza come mezzo di comunicazione, filo conduttore, d'altronde pure Bataille lo sosteneva, dicendo che l'essere umano se non soffre tende ad atrofizzarsi, risultando poi banale, insensibile, borioso, poco comunicativo (sebbene, egli, creda di esserlo maggiormente in quel frangente di non sofferenza). I versi di Elena Milani sono straordinariamente semplici, le sue metafore giovevoli, in lei spicca la tendenza a sopportare, ma senza negare la consistenza illusoria del sogno, lo slancio provocatorio generato dal dubbio. Milani affronta con ironia le proprie debolezze, le lascia andare senza però perderle mai di vista, come un fiume che scorre trascinando a sé gioie, disastri, imperfezioni, mancanze, slanci, affetti. La vita di paese forma una conflittualità tra protezione e limite, che emerge prepotentemente nei ricordi di infanzia, ma, come dice Pavese, un paese ci vuole non fosse che per il gusto di andarsene via, ma Elena è rimasta, salvandosi dal diluvio da sola, in silenzio, come un iperico nascosto sotto la veste del tempo che scorre, un'evoluzione poetica dalle radici ben piantate a terra. Le parole? Sono arrivate dopo, o forse, semplicemente, tornate ad abitare la sua casa, dove tutto pare vivere sempre per la prima volta, come la neve quando cade. Le sue poesie sono neve che riscalda in attesa del ritorno delle rondini. Tutti ritorniamo, nessuno se ne va per sempre.
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Di tutti gli amori corrisposti
[quello dei cacciatori di parole
dei maratoneti sui righi
di quelli che d'un petalo
ne fanno una virgola
e nel punto non trovano la fine]
il più bello è quello fra i poeti
che passano attraverso
il cerchio infuocato di una “o”
che acchiappano la luna per la coda
per farci il bagno insieme, giù
nel mare, nei dialoghi segreti scritti
abitano lidi d'infanzia
atolli di solitudine felice
inferni che non consumano
e cieli dispersi di cui si sfamano.
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Se aveste conosciuto mia madre
ve ne sareste innamorati.
Tutti.
con la sua rabbia la sua dolcezza
nascosta
il canino storto simpatico.
Tutti la amano, da quando è morta.
Come la vita che si sogna da lontano
come una scala priva di corrimano.
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Non è che fossi davvero brutta,
nessuno lo è mai per sempre e per davvero,
ero solo diventata una tovaglia da tutti i giorni,
con la macchia di vino
che ha dimenticato il brindisi
Ero nella centrifuga lunga
della mia lavatrice,
gli occhi smorti nell'oblò.
Ero il dovere che resiste,
il ringhio fra le fauci della tigre in gabbia
quando la frusta schiocca,
ma si dice che è solo per gioco.
Ero spenta senza il lusso del divano,
nè bianca, né nera,
senza la gioia dell'amore,
la sorpresa nel grido,
il rosso vivo dentro la macchia.
*****
Elena Milani che vive in un paese, lì su gli appennini, è nata sotto il segno del drago in un giovedì di febbraio, suggerita al pianeta da John Steinbeck, Liz Taylor e da un giovanissimo Bernardo Bertolucci, il tutto mentre la radio trasmetteva a manetta Una lacrima sul viso di Bobby Solo, tanto che Elena, per vendicarsi di Bobby, contagia tutti col suo sorriso, da quel giorno, ogni giorno. Ex fumatrice, ha affrontato tutte le esperienze necessarie per definire la propria dimensione di poeta. Vive, cucina e scrive a Pian di Setta, vicino a Bologna.
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