giovedì 26 ottobre 2023

Patrizia Garofalo


 L'UNICA SUPERIORITÀ PRATICABILE È IL DUBBIO (il riff poetico di Patrizia Garofalo)

La poesia è nutrimento, così, come una buona pietanza si fa accompagnare da un buon vino, una buona poesia se accompagnata a buona musica migliora e ti migliora. Per l'esordio letterario di Patrizia Garofalo ho scelto un Brubeck d’annata e sono rimasto molto soddisfatto. La poesia della Garofalo è surrealismo dai piedi ben radicati sul reale, una cattività selvatica. “La complessità dello sguardo” è un titolo rilevante: racchiude una commistione tra paesaggio e prigionia. Da questa considerazione diventa fondamentale estrarne l’ora d’aria, punto indissolubile d’incontro tra mistero e ovvietà. La Garofalo sembra essere sempre dove non abita, un’isola mai nata, quasi destinata alla benevolenza delle maree, si definisce osservando il vento votato a mettere a nudo le trasparenze del mare. Confessa di avere intuito di come la maggior parte delle persone abbia smesso di vivere il reale, narra il suo sentirsi estranea attraverso l’inconsistenza e l’incapacità emotiva del prossimo al cospetto del risveglio. Trasparenze, fantasmi, da cosa si nasconde il poeta? L’uomo inerme che non si spaventa più nemmeno delle abominazioni dell’uomo, il mare come unico sconfinato limite, ma pur sempre fatto di acqua che scava come un dolore da narrare attraversando l’improbabilità del tempo tra le aurore sterminate. Poi ecco il sogno che riappare, a dire chi siamo o chi non siamo stati, o soltanto per aiutarci a conoscere la fine, quella fine che sappiamo bene dentro di noi, almeno la Garofalo l’ha intuita [… Il silenzio è una parola più lunga del dire…] ponendosi domande giuste, dubbi fuori dagli schemi. C’è, dentro ad ognuno di noi, un animale imprigionato, condannato a burocratica morte, la visione della poetessa cilentana potrebbe apparire come una arrendevole accettazione che il bello sia oramai nascosto da bambagie provenute da un altro tempo a ‘salvarla’ dalla ribellione degli occhi, perché questo tempo non è buono, è [un bagliore di cose inumate]. Ma Patrizia, armata di inchiostro, lotta, rimane sulla terra lasciando agli occhi la facoltà di un delirio proprio, incitando la natura a prendere il sopravvento, riflettendo il suo vecchio volto di ragazza perso ad ammirare la bellezza di una terra, che se fossi io -Dio- la eleggerei a paradiso “per il grembo triste di un’antica dea che qui smarrì la sua bellezza.” Ma l’improbabilità del tempo è inesorabile, macina ogni cosa, ogni dove, ogni pensiero… [… qui posso rivedermi com’ero, in un vecchio giardino che ora è quasi un cimitero.] Ognuno di noi, in fondo, proviene da quel luogo, lo si ricorda fin da bambini.

 *****

Patrizia Garofalo da Agropoli, segno del toro, in media una cinquantina di bagni in mare all’anno, intollerante all’uovo, sguardo di chi non fuma… ma mi sono sbagliato, mi ha poi detto che fuma. La complessità dello sguardo (L’argoLibro Editore 2019) è la sua prima silloge poetica pubblicata.

 

mercoledì 18 ottobre 2023

Daìta Martinez

 


L’ARTE DEL TRAMANDARE DI SUA ENTITÀ daìta martinez

La poesia di Daìta Martinez non appartiene a nulla, non è paragonabile, non è misurabile, semplicemente è. Detto questo, dopo il punto dovrei andarmene via da tutto e tutti, perché leggere Daìta è una di quelle esperienze che cambiano la visione della vita, fa bene e fa male, ti lascia felice e triste. La poesia della Martinez la si può concentrare in una semplice parola: immanenza.

 

Lascio lo spazio perché davvero mi sembra che ogni parola da me scritta non aiuti a comprenderla appieno, penso di non sapere neppure pronunciare bene il suo nome, neanche ci provo per timore di venire travolto dalla sua fonematica stentorea. Nella vita niente è perfetto e tutto è perfettibile, la poesia di Daìta no: è gigantea. Adopero questo epiteto non a caso, parafrasandola direi che dentro la sua poesia la mia fragilità ha trovato un alloggio.  Daìta trasmette l’eleganza di chi non perde mai placidità, nemmeno dinanzi a “l’abbaglio di una incuria”, ed è una flemma caleidoscopica quel liberare la poesia dagli schemi convenzionali come fosse la sua vocazione, liberare e dare: “liberDare”. Da una silloge come “. la bottega di via alloro .” nasceranno altre cento poesie, questa è la meraviglia della poesia, questa è Daìta: un tramandare. Artista capace di trasformare il verticale in orizzontale, creando quel zig zag interiore che allarga le prospettive, l’orizzonte. Leggendo Daìta sono arrivato alla personale conclusione che un altro mondo poetico sia possibile, meno incline alle regole, più accessoriato di sentimenti, un breve infinito […s’innamora sotto i portici il cardellino] assolutamente tutto minuscolo, perché nessuno è diverso da un altro se non nelle piccole cose, quelle uguali per tutti. La Martinez non ha una poesia in particolare che colpisca, quella che, tradotta in musica,  si chiamerebbe hit, ma è l’insieme del suo percorso la sua forza, la sua inarrivabilità. Un qualsiasi poeta, dopo aver letto nella sua interezza Daìta, può continuare a sentirsi tale soltanto al di fuori di sé.  Nella poetica della Martinez si coglie la natura, con il suo ritmo, la geometria, con le sue forme, la materia, con i suoi spazi, l’arte, con la sua mimica cartacea. “Possiede una soavità interiore che quando la mostra è forse così che è nata la musica.”

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(giorno di seta)

ho sdraiato l'ombra
poi
il seno ho allungato
nel gorgo di un istante.

(giorno di seta)

odorosa empietà
l'abbaglio di una incuria.

filato d'arancio
disgiunto
in trama estrema
sul dosso del tramonto.

da: (dietro l'una) LietoColle-2011

*****

. bambina .

squarcia persiana
indivisa locuzione
la dottrina dei seni

sbucciata prospettiva
oscilla ceramica dei tetti
e ricado
marina consistenza
palpebra traviata velatura

slaccia ruscello
didascalico adito
di grazia colmo sotto lo scaffale

addormentato verso d'usignolo
il volo scorrevole della porta
suo stonato spegnersi

. bambina .

da: . la bottega di via alloro . LietColle-2013


*****

è bellissimo il silenzio indaffarato delle vene
il peso del nulla chiaramente si annulla sulla
bocca l'ombra dei gusci d'uovo e soltanto le
finestre appena gonfie a mezz'aria belano ai
fiori innamorati tra le ciglia spente della folla
nell'unico intervallo del quadro un uomo e la
donna si scambiano il tempo in un abbraccio

da: il rumore del latte   Spazio Cultura Edizioni - 2019

*****

il prato di latta ha margherite colorate nei
sogni dei bambini attesi al ballatoio stesi
su una minuscola foglia oltrepassata nella
sera giù a piccoli gorghi di silenzio trema
il tempo discosto in un fragilissimo inizio
sul grembo affamato di altra luna cadente
sul viso dove siedono i sogni dei bambini
dopo la questua la preghiera e quel finire
a mano il ricordo più lento odoroso vento
con occhi della piccola grazia ribelle alle
stelle pi n'anticchia di beni attummuliatu
rina rina dintra 'a vucca ca scunta e nenti
cunta di lu scanturisorto al venuto bacio i
lividi rosa della rosa d'argento nascosta e
riposta sul taschino dell'inverno prima del
mare prima di andare ai sogni dei bambini

da: liturgia dell'acqua ANTEREM-2021

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Daìta Martinez è nata un mercoledì di maggio, a Palermo, per proseguire -proficuamente-  il percorso lasciato in sospeso da Alfonso Reyes e Bianca Laura Saibante. Prende forma dalla moka poetica nel 2011, anno della sua prima pubblicazione (dietro l’una).  E sempre in quell’anno la ricordo come ministro degli esteri del governo tecnico Taravella. Poetessa di mare, o per meglio scrivere, pescatrice di parole, decora il creato con limbelli di dialetto siciliano, così da contraddistinguere il proprio linguaggio poetico. Esperta rollatrice, da giardino e da spiaggia, abita il silenzio del mare. Daìta ha all’attivo sette pubblicazioni, più una plaquette di recentissima uscita. Imminente una sua nuova esperienza poetica, dal titolo a me ancora sconosciuto (perché non mi sono azzardato a chiedere).

daìta martinez scout:

(dietro l'una) 2011-LietoColle
la bottega di via alloro 2013-LietoColle
la finestra dei mirtilli (con Fernando Lena) 2019-Salarchi
il rumore del latte 2019-Spazio Cultura Edizioni
'a varca di zagara 2019-MACABOR
nutrica 2019-LietoColle
liturgia dell'acqua 2021-ANTEREM
miros de mure 2023-Editura Cosmopoli

lunedì 2 ottobre 2023

Cristina Simoncini


 L’EMANCIPAZIONE POETICA DI CRISTINA SIMONCINI

Soltanto i poeti eleganti sono in grado di creare immagini, entrando nel cuore della gente mediante una descrizione esaustiva di vicende, appartenenti alla ristretta cerchia dei propri affetti, senza cadere nella banalità del sentimento. Cristina Simoncini dona alle proprie poesie una sorte in quanto memoria, una poesia scritta da Cristina viene liberata dalla costrizione commemorativa nella quale spesso un ricordo va a recintarsi, essa assume nuova tendenza attraverso gli occhi del lettore, la sua genialità consiste nel rimanere fedele all’atto simbolico diaristico di una narrazione, riuscendo a rendere straordinario il semplice. Leggere la Simoncini lascia spesso senza parole: si crea, durante la lettura, l’atmosfera che riesce a dare in fotografia un campo lungo, cioè il riconoscere solo le cose ferme che sono, o paiono, senza vita. Provate a leggere la Simoncini ad alta voce, vi ascolteranno perfino gli animali, immobili come le esibizioni da campo lungo descritte prima, immobili ma vivi, stupiti pure loro. L’incanto non contempla la fretta. E qui, riprendo il discorso, dopo la lettura entra in scena il silenzio, si rimane senza parole: l’assoluto, in fondo, è un silenzio. Fermo, composto. Tutto ciò che si muove è destinato a scomparire, la Simoncini lo sa bene, dimostrandolo attraverso l’eleganza con la quale inchioda alla pagina il lettore.

*****

*****

C’è intorno una dolcezza di volto,
si esercita nella mimica d’amore
nello sproposito di bocche.
Tu in piedi a osservare
il lungo abbraccio,
a insidiarlo con piccole saette
nello sguardo.
La sigaretta si accascia
e il buio si piega un’altra volta,
le parole si spingono
nella confusione.

  *****

certe sere in cucina dominava su tutto
il rumore sfaccendato delle sedie,
un tintinnio di luce sui vetri ravvivava
il tempo sonnolento – la sciatteria di tazze nel lavello,
parlavi e qualcosa, come un lampo di grazia,
sollevava anni di polvere dalle spalle
pigre e supponenti di tua madre
(a guardarla di sfuggita la attraversava
un’ombra, la latenza di un sorriso)

  *****

Mia madre non è morta in una volta sola
non l’ha spenta un ultimo fatidico respiro
come succede al resto della gente
se n’è andata con calma cominciando dai piedi
che si son fatti duri e gelidi come nelle statue
interrompendo il transito dei passi
poi è toccato al marmo delle braccia
arreso in una croce sul torace
che a fatica sotto quel peso si sollevava
gli occhi impauriti sono rientrati
nell’abisso insondabile dell’interiore
l'ultimo è stato il naso scolorito
che sventolava a mezz’asta in segno di commiato
quel poco di lei che rimaneva
stava intanato nel muscolo cardiaco
diffondeva nell’aria piccole pulsazioni
un alfabeto Morse con cui esortava
le persone amate, Su, fate presto, salutate!

*****
Nei suoi occhi brillava
a giorni una luce inviolabile
c’è sempre un segreto negli altri
una maniera di mancare
la vedevo affacciarsi a una finestra
e con un tintinnio innocente di parole
scivolare fuori dal suo vero
allontanare il grido dalla bocca.


Cristina Simoncini porta luce sul pianeta terra in un giorno di marzo, stando al calendario gregoriano, ma circa un mese prima aveva già manifestato la propria presenza contribuendo a far abolire, dopo oltre quattro secoli, l’indice dei libri proibiti. Dal suo predecessore, uno stimato poeta e drammaturgo di etnia baschira, tale Muchametsa Burangulov, ha appreso lo spirito di osservazione. Ed è da questa commistione che prende corpo il suo naturale talento, atto a trasformare anche un ordinario scambio di vedute in poesia. Dai suoi fonemi si evince un amore sconfinato per la filosofia, la vera figura retorica “fantasma" di tutte le sue ispirazioni, sebbene vada sottolineato che spesso la figura letteraria del protagonista sia insidiata dall’indipendenza delle immagini trasmesse. Cristina ha smesso di fumare, sorride a tutti, mangia patatine e guarda film.

ENCICLOPEDIA DEL FAR NIENTE la crestomazia sbriciolata di un sé - Nota critica di FRANCA ALAIMO e quattro poesie controindicate.

  In genere le sezioni di un libro servono a sottolineare le diverse tappe tematiche del discorso. Ed, invece, in "Enciclopedia del far...