L’ARTE DEL
TRAMANDARE DI SUA ENTITÀ daìta martinez
La poesia di Daìta Martinez non appartiene a nulla, non è paragonabile, non è misurabile, semplicemente è. Detto questo, dopo il punto dovrei andarmene via da tutto e tutti, perché leggere Daìta è una di quelle esperienze che cambiano la visione della vita, fa bene e fa male, ti lascia felice e triste. La poesia della Martinez la si può concentrare in una semplice parola: immanenza.
Lascio lo spazio
perché davvero mi sembra che ogni parola da me scritta non aiuti a comprenderla
appieno, penso di non sapere neppure pronunciare bene il suo nome, neanche ci
provo per timore di venire travolto dalla sua fonematica stentorea. Nella vita
niente è perfetto e tutto è perfettibile, la poesia di Daìta no: è gigantea. Adopero
questo epiteto non a caso, parafrasandola direi che dentro la sua poesia la
mia fragilità ha trovato un alloggio. Daìta
trasmette l’eleganza di chi non perde mai placidità, nemmeno dinanzi a “l’abbaglio
di una incuria”, ed è una flemma caleidoscopica quel liberare la
poesia dagli schemi convenzionali come fosse la sua vocazione, liberare e dare:
“liberDare”. Da una silloge come “. la bottega di via alloro .”
nasceranno altre cento poesie, questa è la meraviglia della poesia, questa è
Daìta: un tramandare. Artista capace di trasformare il verticale in
orizzontale, creando quel zig zag interiore che allarga le prospettive,
l’orizzonte. Leggendo Daìta sono arrivato alla personale conclusione che un
altro mondo poetico sia possibile, meno incline alle regole, più accessoriato
di sentimenti, un breve infinito […s’innamora sotto i portici il cardellino]
assolutamente tutto minuscolo, perché nessuno è diverso da un altro se non
nelle piccole cose, quelle uguali per tutti. La Martinez non ha una poesia in
particolare che colpisca, quella che, tradotta in musica, si chiamerebbe hit, ma è l’insieme del suo
percorso la sua forza, la sua inarrivabilità. Un qualsiasi poeta, dopo
aver letto nella sua interezza Daìta, può continuare a sentirsi tale soltanto
al di fuori di sé. Nella poetica della Martinez
si coglie la natura, con il suo ritmo, la geometria, con le sue forme, la
materia, con i suoi spazi, l’arte, con la sua mimica cartacea. “Possiede una
soavità interiore che quando la mostra è forse così che è nata la musica.”
*****
(giorno di seta)
ho sdraiato l'ombra
poi
il seno ho allungato
nel gorgo di un istante.
(giorno di seta)
odorosa empietà
l'abbaglio di una incuria.
filato d'arancio
disgiunto
in trama estrema
sul dosso del tramonto.
da: (dietro l'una) LietoColle-2011
*****
. bambina .
squarcia persiana
indivisa locuzione
la dottrina dei seni
sbucciata prospettiva
oscilla ceramica dei tetti
e ricado
marina consistenza
palpebra traviata velatura
slaccia ruscello
didascalico adito
di grazia colmo sotto lo scaffale
addormentato verso d'usignolo
il volo scorrevole della porta
suo stonato spegnersi
. bambina .
da: . la bottega di via alloro . LietColle-2013
*****
è bellissimo il silenzio indaffarato delle vene
il peso del nulla chiaramente si annulla sulla
bocca l'ombra dei gusci d'uovo e soltanto le
finestre appena gonfie a mezz'aria belano ai
fiori innamorati tra le ciglia spente della folla
nell'unico intervallo del quadro un uomo e la
donna si scambiano il tempo in un abbraccio
da: il rumore del latte Spazio Cultura Edizioni - 2019
*****
il prato di latta ha margherite colorate nei
sogni dei bambini attesi al ballatoio stesi
su una minuscola foglia oltrepassata nella
sera giù a piccoli gorghi di silenzio trema
il tempo discosto in un fragilissimo inizio
sul grembo affamato di altra luna cadente
sul viso dove siedono i sogni dei bambini
dopo la questua la preghiera e quel finire
a mano il ricordo più lento odoroso vento
con occhi della piccola grazia ribelle alle
stelle pi n'anticchia di beni attummuliatu
rina rina dintra 'a vucca ca scunta e nenti
cunta di lu scanturisorto al venuto bacio i
lividi rosa della rosa d'argento nascosta e
riposta sul taschino dell'inverno prima del
mare prima di andare ai sogni dei bambini
da: liturgia dell'acqua ANTEREM-2021
*****
Daìta Martinez è nata un mercoledì di maggio, a Palermo, per proseguire -proficuamente- il percorso lasciato in sospeso da Alfonso Reyes e Bianca Laura Saibante. Prende forma dalla moka poetica nel 2011, anno della sua prima pubblicazione (dietro l’una). E sempre in quell’anno la ricordo come ministro degli esteri del governo tecnico Taravella. Poetessa di mare, o per meglio scrivere, pescatrice di parole, decora il creato con limbelli di dialetto siciliano, così da contraddistinguere il proprio linguaggio poetico. Esperta rollatrice, da giardino e da spiaggia, abita il silenzio del mare. Daìta ha all’attivo sette pubblicazioni, più una plaquette di recentissima uscita. Imminente una sua nuova esperienza poetica, dal titolo a me ancora sconosciuto (perché non mi sono azzardato a chiedere).
daìta martinez scout:

Nessun commento:
Posta un commento